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Piero Cavellini racconta Paolo Buzi


Brescia-Aprile 1988

“Così, ora, da Nostromo, solca e usa le Carte del Mare. La seconda tappa nell’esplorazione degli Elementi.
C’è tra l’Aviatore e il Nostromo una comunione che è data dal viaggio. I punti cardinali restano invariati, mutano solo la veste e l’attitudine del Navigatore.
Le Carte Nautiche sono uno strumento essenziale per orientarsi e condursi nella navigazione; qui sono usate per distogliersi e vagare attraverso i segni.
La morfologia delle cose può, attraverso il sogno e, a volte, il delirio, descrivere i pensieri. Quando questi sono più lievi e vellutati, quelle ne assecondano il disegno, si distendono placide e assumono le forme più vaghe; se sono ispidi e rissosi, si modellano sul loro stato, decise e granitiche in forme animalesche.
Può, naturalmente, esservi in una Carta il segno implicito di un grande racconto. Ora, questo Narratore, usando unicamente il colore, distoglie l’occhio dai dintorni, dalle partenze e dalle mete di un viaggio, per immergerlo in un mondo intermedio, in cui ogni rotta rettilinea è cancellata.
Dal porto di La Habana si può raggiungere Santo Domingo attraverso le creste del dorso di un grande Idroplantide, ed usare la farfalla di Guadalupa per cavalcare un largo tratto di mare.
Cos’altro aggiungere a questa geografia se non altri segni e poi pensieri che sono semmai gli ultimi rimasugli del viaggio.
L’arcipelago segreto di Melville, antesignano nel narrare le forme che prende la trama di un romanzo dispiegandosi su una mappa, accompagna, nelle tracce di questi fogli, l’esploratore attento.
Le lettere dell’alfabeto sonoisole come il profilo di una baleniera per l’occhio dei naufraghi come per quello degli Argonauti.
Così, viaggiando, si può guardare il mare e cambiarne il colore”.
Piero Cavellini-Brescia-Aprile 1988


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